Le frodi agroalimentari rappresentano a livello mondiale un “tarlo” in grado di erodere ogni anno tra il 2 ed il 15% del valore dell’intera produzione del comparto. Considerando i frequenti richiami, i rischi per il consumatore, la reputazione aziendale e tutto quanto ne consegue, il valore mondiale della frode alimentare pesa sulle imprese per circa 1,7 trilioni di dollari.

L’agire fraudolento, nel suo multiforme intento strategico, permea la dimensione della qualità intrinseca delle produzioni e manipola il sapere raggirando la percezione soggettiva del consumatore. Attraverso l’inganno e la reticenza, ovvero l’agire motivato dalla prospettiva di un guadagno economico e finanziario, si concretizzano ogni giorno nel mondo perdite economiche a carico delle imprese e degli utilizzatori finali ma vengono altresì elusi i valori intangibili che rappresentano per il consumatore un irrinunciabile plus qualitativo (es. sicurezza alimentare, salvaguardia dell’ambiente, valorizzazione territoriale, etica delle produzioni, ecc.).